Il caso Sky rappresenta una novità nella storia del nostro conflitto di interessi. Infatti esso viene di solito chiamato in causa a proposito di atti che il governo non deve compiere, perché avrebbero favorito gli interessi del capo del Governo, o quelli economici di padrone di Finivest, o quelli mediatici di leader della maggioranza. Era la versione “in negativo” del conflitto di interessi.
Invece con Sky, l’opposizione chiede a Berlusconi di recedere da un provvedimento contro cui non direbbe una parola se non vi vedesse un vantaggio per Mediaset, dato che è vantaggioso per l’economia nazionale, e che quindi il governo deve compiere. E’ la versione “in positivo” del conflitto di interessi.
La riduzione dell’IVA al 10% per gli abbonamenti al satellite fu decretata nel 1995 dal Governo Dini. Il Ministro Tremonti ha preso d’infilata l’opposizione, ricordando che Prodi si era impegnato con Bruxelles a eliminare questa “asimmetria”. Non è la sola: oggi l’IVA su canone RAI è il 4% e sulla pubblicità televisiva il 20%; per i DVD allegati ai periodici il 4% e per quelli venduti nei negozi il 20%; gli abbonamenti satellitari sono al 10% e per le forme più innovative - pay per view e video on demand - il 20%. Distorsioni di un mercato in evoluzione, eliminarle non può che essere di vantaggio. Sky inoltre è monopolista nella TV satellitare, ci sono ragioni per chiedersi se l’IVA ridotta non si configuri come aiuto di Stato.
I governi amano mostrarsi provvide levatrici o generose nutrici, e curarsi dell’alimentazione artificiale di iniziative purché siano di impatto sull’opinione pubblica, e portino facile consenso. Come è stato anche con i decoder gratuiti per il digitale terrestre. Cercano così di far dimenticare le “imprese non nate”, scoraggiate dall’eccessiva imposizione fiscale, o quelle che non riescono a crescere, strangolate da un’amministrazione invasiva e inefficiente.
Nei riguardi di Sky la fase dello svezzamento è passata da un pezzo: oggi ha 4,7 milioni di abbonati, la società di analisi ITMedia Consulting, titola il suo rapporto sul Mercato Televisivo in Italia 2008-2010 Il sorpasso di Sky, che alla fine del 2010 sarà diventato il primo operatore italiano. L’abbonamento a Sky costa circa il doppio di quello di Mediaset su digitale terrestre. Ma diremo che ha ragione Sky a protestare perché gli viene tolto un beneficio, e ha torto Mediaset a chiedere che venga eliminata la disparità solo perché è di proprietà del Cavaliere? Il maggior onere fiscale su Sky vale 400 mio l’anno. Il conflitto di interessi è un fatto di principio, ma dato che di soldi alla fine si tratta, sarebbe anche il caso di guardare di che si sta parlando: considerata l’elasticità al prezzo per l’utente Sky, il grado di sostituibilità delle due offerte, la marginalità della struttura di costi di Mediaset, non ho l’impressione che il vantaggio economico sia significativo.
Ha ragione Stefano Folli, il conflitto di interessi è “un drago che si risveglia di tanto in tanto”. Ma se si guarda ai danni subiti, il Cavaliere per aver proposto un provvedimento giusto ma che non gli reca benefici di rilievo, l’opposizione per averlo osteggiato ancorché vantaggioso e perfin dovuto, non so chi arrivi primo, andante ma non troppo, nella casella dell’eterno libretto di Carlo Maria Cipolla.
Il Sole 24 Ore, 3 dicembre 2008