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ITMedia Consulting is a economic research and consulting company operating in the field of video content and digital media.

What distinguish ITMedia Consulting is its focus on the digital transition, market analysis, business development, regulation & competition policy, content accessibility and convergence between media - internet - telecommunications.

 

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Sarà disponibile dal 3 ottobre il nuovo rapporto di ITMedia Consulting "Il Mercato Televisivo in ITalia 2006-2008: Analisi e Prospettive", che é già possibile ordinare scaricando il modulo da questa pagina.

Lunedì 18 settembre, Affari e Finanza di Repubblica ha pubblicato un'intervista ad Augusto Preta, che ne anticipa alcuni risultati.


Giro di boa per la TV nel 2007:il digitale supererà l’analogico.

Augusto Preta, Direttore Generale di ITMedia Consulting: “è un risultato importante perché permette di abbattere una grossa barriera all’ingresso di nuovi operatori sul mercato”
"La lunga rincorsa è ormai finita: il prossimo anno, il 2007, sarà l’anno del sorpasso. Le case degli italiani dotate di televisione digitale avranno finalmente superato quelle in cui i contenuti media arrivano attraverso la sola vecchia tv analogica". Augusto Preta, uno dei più attenti analizzatori degli scenari dei media digitali sta chiudendo l’ultimo rapporto realizzato da ITMedia, il centro studi che dirige, su “Mercato televisivo in Italia 2006-2008” e i dati che ha raccolto, analizzato ed elaborato danno questo responso definitivo: la tv italiana ha ormai girato la boa, il digitale si è affermato, ma ora si tratta di capire che tipo di mercato gli operatori protagonisti stanno puntando a costruire attorno alle nuove potenzialità offerte da questa svolta tecnologica.

Che cosa vuol dire esattamente questo sorpasso?

"E’ un risultato importante perché supera una prima grossa barriera all’ingresso di nuovi operatori sul mercato tv: sapere che oltre la metà delle case italiane sono raggiungibili da diverse tipologie di nuovi canali digitali significa che c’è un nuovo mercato potenziale. Certo è che questo è solo l’inizio. Intanto però noi stimiamo che a fine 2008 la percentuale di case italiane ‘passate’ in digitale sarà giunta al 60%".

Come si stanno sviluppando le diverse piattaforme?

"In modo disuguale. Anzi, proprio a questo proposito è da registrare un altro ‘sorpasso’ che si verificherà nel corso del prossimo anno: quello del digitale terrestre sul satellite. E in effetti è proprio grazie al digitale terrestre che la digitalizzazione sta facendo i maggiori passi. Secondo i nostri dati a fine 2006 il digitale terrestre avrà una penetrazione, nel senso delle case in cui è presente, vicina al 20%; il satellite è al 21,1%. Però il Dtt continua a crescere, anche se a livelli meno rilevanti che in passato, mentreil satellite no. O almeno molto poco. Per il 2008 prevediamo che la quota di mercato del Dtt sarà arrivata al 34,1%; quella del satellite sarà ancora cresciuta, ma solo di uno 0,7%, fino a quota 21,8%".

Il satellite ha dunque raggiunto un ‘tetto’?

"Sembrerebbe di sì, a meno di non cambiare il proprio modello di business. D’altra parte la diffusione di questa piattaforma è stata sin qui legata alla sottoscrizione di abbonamenti di pay-tv. E da questo punto di vista il fatto di crescere comunque di 300 mila nuovi abbonati l’anno è da considerarsi un ottimo risultato".

A fronte del quale però il Dtt cresce molto di più.

"Sì, ma è un risultato che va letto a più livelli. Crescerà il numero dei decoder del digitale terrestre installati nelle case delle famiglie italiane, grazie alla maggiore offerta in chiaro, ma il numero degli utenti a pagamento (della pay-per-view), quelli che comprano le schede prepagate e poi acquistano partite o altri contenuti, stimabile in circa il 60% del totale dei decoder non incide in maniera decisiva sulla struttura dei ricavi della pay TV, che vede Sky Italia in posizione ampiamente dominante (oltre l’80% del mercato nel 2008), e terzo attore del mercato televisivo, con quote vicine al 30%".

Perché il Dtt non riesce a ‘sfondare’?

 

"Si possono fare diverse ipotesi. Le due più consistenti riguardano la copertura ma soprattutto alla quantità e qualità dei contenuti disponibili. Il numero dei canali è indiscutibilmente maggiore nel satellite. E quanto ai contenuti premium, nel Dtt c’è di fatto solo il calcio. Qualche film e qualche evento evidentemente, nella percezione dei consumatori, non sono competitivi con tutti i canali tematici che arrivano sul televisore di casa attraverso la parabola. E nemmeno la differenza di prezzo e il vantaggio della scheda prepagata e del costo a consumo reale rispetto all’abbonamento evidentemente hanno finora chiuso questo gap".

Però le vostre analisi ne postulano una crescita nei prossimi due anni.

 

"Sì, per due ragioni. La prima é che noi abbiamo ponderato nelle nostre previsioni l'impatto di quanto i maggiori protagonisti si sono impegnati a fare in termini di creazione di nuovi cnaali. In particolare la Rai, che dovrebbe finalmente entrare in scena nel digitale terrestre, portando nuovi attraenti cnalai in chiaro, senza i quali l'ananlogico no si riuscirà mai a spegnere".

Tutto questo cosa vuol dire in termini di risorse e di operatori?

"Il tema è un po’ più complesso di quanto a volte schematicamente immaginato: i ricavi da pay-tv, che stanno crescendo, e adesso valgono un terzo del totale, hanno consentito la nascita di un terzo soggetto forte come Sky, che continuerà a dominare nel mercato a pagamento. In quello in chiaro, nonostante le opportunità derivanti dall’offerta multicanale gratuita del Dtt, la presenza di forti operatori integrati verticalmente potrebbe ridurre drasticamente le opportunità per nuovi entranti. Se non si interviene in questo snodo fondamentale, noi riteniamo che che la struttura del mercato pubblicitarionon cambierà molto nel passaggio dall’analogico al digitale: la somma di Rai e Mediaset passerà dall’89% del 2006 all’87% del 2008".

In questo scenario come andranno ad inserirsi le altre due piattaforme che completano il quadro della tv digitale, l’Iptv e la tv mobile?

"La tv mobile avrà una indubbia crescita in termini di utenti, ma potrà contare su un arpu medio basso, intorno ai 60 euro l’anno. L’Iptv ha davvero grandi potenzialità, ma molto dipenderà dalla intensità degli investimenti sull’infrastruttura e soprattutto dalla necessità di precisare meglio il proprio modello di business, in particolare per quanto riguarda la parte più specifica e attraente dell’offerta: i servizi on demand.. In ogni caso questi nuovi operatori dovranno confrontarsi (cercando magari alleanze) con concorrenti forti e capaci, in uno dei mercati più dinamici e innovativi esistenti, che varrà 9 miliardi nel 2008 e viaggerà a un tasso annuo di crescita di oltre il 7%".

Repubblica Affari & Finanza, 18 settembre 2006

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