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ITMedia Consulting is a economic research and consulting company operating in the field of video content and digital media.

What distinguish ITMedia Consulting is its focus on the digital transition, market analysis, business development, regulation & competition policy, content accessibility and convergence between media - internet - telecommunications.

 

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Hightlights

Un nuovo pacchetto di liberalizzazioni per sostenere l’innovazione nelle telecom

La liberalizzazione del mercato sta producendo i risultati positivi attesi: una forte accelerazione del ciclo digitale d’innovazione dell’intero settore che ha reso obsoleta buona parte degli asset

di rete, fissa e mobile e le piattaforme televisive analogiche. La vera questione è come trasferirne i benefici a valle: ai consumatori, alle imprese e alla pubblica amministrazione.

Il settore sta rapidamente diventando una low cost industry, con alti volumi di prodotti e servizi standard, tutti basati su IP. È inevitabile che i margini dei servizi finali agli utenti si allineino a quelli di un’industria globale, aperta e competitiva. Altra cosa sono quelli derivanti dall’acceso e uso delle infrastrutture di rete che rimarranno probabilmente ai livelli attuali.

Tutti gli operatori, ex incumbent o nuovi entranti, sono oggi costretti ad impegnarsi in una difficile strategia di revenue recovery per compensare la riduzione dei ricavi dei tradizionali servizi di fonia e dati. L’adozione delle tecnologie ADSL, che sfruttando l’esistente catena impiantistica del rame sono poco costose e  rapide da installare, ha dato risultati incoraggianti per i ricavi da accesso a banda larga, ma piuttosto negativi su quelli da nuovi servizi e da distribuzione a pagamento di contenuti premium e IP-TV, specie dove non esiste la TV via cavo. Ciò dimostra che, con le attuali distinte architetture di rete, l’integrazione dei servizi (il cosiddetto triple paly) è difficile da fare, costa molti soldi e i benefici per il consumatore non sono immediatamente evidenti.

In questo conteso la scelta della fibra in acceso e l’unificazione dei sistemi di raccolta, trasporto e controllo del traffico fisso mobile e dati in un’unica rete multi servizi di nuova generazione (NGN) non è più una scelta opzionale. Essa è la condizione per aumentare l’efficienza e ridurre i costi operativi di gestione dell’integrazione dei singoli servizi, oggi offerti sul mercato mondiale da nuovi soggetti molto efficienti e network independent.

Nel breve, lo sviluppo delle NGN ha implicazioni complesse. Se l’NGN consente di risparmiare sui costi operativi futuri, la sua realizzazione aumenta gli investimenti e comprime i ricavi, visto che l’integrazione dei servizi finisce per livellarne i prezzi e i margini. Il primo a farne le spese è stato il settore della telefonia mobile (calo dei ricavi da terminazione in primis). Ciò rende più critico il finanziamento delle NGN che richiedono investimenti aggiuntivi, rispetto ai vecchi piani industriali, dell’ordine dei 7/900 euro per residenza collegata. Nella sola EU a 15 servirebbero fra i 70 e i 90 miliardi di Euro da investire nei prossimi 2 – 5 anni. Una cifra analoga a quella investita nel 2000 sulle frequenze UMTS. Nessuna impresa è oggi in grado di affrontare da sola, a regole vigenti, un tale rischio.

Tutti i paesi OCSE stanno cercando una soluzione per questo problema. Per l’Europa l’ideale sarebbe una soluzione comunitaria, in subordine una nazionale, ma ampiamente condivisa dal mercato e dagli stake-holders. Dal dibattito che vi è stato fino ad oggi in Italia, emergono quattro indicazioni di lavoro:

1.      Non ci si deve far tentare da false soluzioni stataliste. Non può che essere il mercato a decidere sugli investimenti nelle nuove reti e come remunerarne costi e rischi. Per questo è fondamentale che resti sempre aperto all’ingresso di nuovi eventuali operatori più efficienti, anche in uno o più dei suoi sotto segmenti. Purché resti aperto, il mercato deve essere libero di trovare il suo assetto più efficiente in termini di livelli di concentrazione degli operatori, di disintermediazione della catena del valore e di modalità di sfruttamento delle risorse scarse attualmente utilizzate. Chiudere il mercato con i soli operatori oggi esistenti sarebbe come voler resistere all’innovazione tecnologica.

2.      Occorre creare un quadro semplificato e coerente di convenienze affinché tutto questo avvenga rapidamente e bene. Prioritario è l’allargamento dei diritti della domanda finale di servizi. Finora si è lavorato poco su questo versante, molto sui giusti diritti degli operatori nuovi entranti. La remunerazione degli investimenti in NGN può venire solo dalla crescita qualitativa e quantitativa della domanda, come fu con il GSM verso il TACS. Per questo è necessario liberarne le potenzialità riconoscendole maggiori diritti, ad esempio, a beneficiare: della piena interoperabilità di tutti i sistemi e piattaforme di gestione, accesso e pagamento dei servizi e contenuti; dei numeri personali assegnati direttamente anche agli utenti e non più solo agli operatori; dei servizi di accesso a banda larga “service agnostic”…. Le innovazioni di marketing, come il flat rate, (prezzo fisso a prescindere dalla quantità consumata) hanno forse “fidelizzato” i clienti, ma non hanno: né dato maggior potere agli utenti dei servizi, né creato dei ricavi aggiuntivi, né ricostruito i flussi di ricavi necessari per finanziare gli investimenti nelle NGN.

3.      Le regole devono essere rimesse in sintonia con il mercato. Non è vero che la regolamentazione del settore sia adeguata e che i problemi esistano solo a livello della vigilanza e della capacità di fare rispettare le norme. I recenti episodi di blocco amministrativo delle due innovative offerte di servizi fisso-mobili rispettivamente di Telecom Italia e di Vodafone, dimostrano che la regolamentazione ha pericolosamente ingessato il mercato, impedendogli di premiare la soluzione innovativa più efficiente.

4.       Le nuove tecnologie della Banda Larga, separando la rete dai servizi, rendono possibile avere in roaming anche i servizi di rete fissa. Ciò consentirebbe nuove economie di scala se alcune piattaforme di servizi, come quella congiunta della VOIP e Accesso Broad Band, fossero riconosciute come mercati transeuropei.

Servono nuove misure legislative di liberalizzazione che modifichino il “Codice delle comunicazioni elettroniche” del 2003, in materia di: diritti del consumatore, servizio universale, autorizzazioni e licenze, frequenze, numerazione, sicurezza delle comunicazioni, ricomposizione delle competenze. Diversamente, il patrimonio comune (le reti di vecchia generazione) fin qui accumulato, verrà inesorabilmente bruciato senza possibilità di reintegro.

Andrea Camanzi, Nova, 4 gennaio 2007

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