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Where content meets convergence

ITMedia Consulting is a research and consulting company working in the field of digital content and media.

What distinguishes the company is its international dimension; its distinctive feature is its focus on the digital transition, content accessibility and convergence between media - internet - telecommunications.

 

ITMedia Consulting has improved its expertise by working with operators - incumbents, new entrants and regulators - on international markets and proposing itself as point of reference to face challenges of the digital environment and convergence.

An innovative approach, highly-skilled top management, an international dimension, its reputation and independence enable ITMedia Consulting to offer high-quality customized services, targeted to specific client needs.

Hightlights

Nota del curatore

Il Libro Bianco sui Contenuti vede la luce in una fase di grande trasformazione del mondo delle comunicazioni.
La diffusione di reti a banda larga (e ancor più in prospettiva ultra larga) rappresenta infatti il fattore critico per la diffusione di contenuti video su protocollo IP: dalla sua accessibilità dipende non solo lo sviluppo economico delle imprese e il loro livello di competitività nel sistema, ma soprattutto la creazione di un ambiente socialmente più evoluto, più competitivo, che riduce le divaricazioni sociali (digital divide), consentendo l’accesso del maggior numero di cittadini agli strumenti di conoscenza e di sapere.
Internet è dunque il fattore dinamico di accelerazione di quel processo di integrazione tra reti e contenuti che prende il nome di convergenza. Si tratta però di un processo complesso, che determinerà in prospettiva grandi benefici
sociali, ma che richiede enormi investimenti e dai ritorni economici incerti. Ciò pone dunque delle grandi questioni che non sono di facile soluzione.
La prima riguarda il rapporto tra circolazione dei contenuti e tutela del diritto d’autore. Il tema è certamente appassionante e lungi dall’essere risolto, poiché di fatto si confrontano due esigenze contrapposte: la necessità di proteggere il titolare dei diritti da un lato e dall’altro il diritto alla concorrenza e il difficile confine che può rendere accettabili pratiche ritenute comunemente monopolistiche, attraverso strumenti legali, come i diritti di proprietà intellettuale. E nel caso prevalga il primo, quando la posizione dominante ottenuta cessa di essere un fattore di sviluppo dell’innovazione (finanziamento dell’innovatore), e quando invece si trasforma in rendita del monopolista, riducendo l’efficienza e il benessere sociale?
Inoltre, in che modo le industrie consolidate (media, telecomunicazioni), riusciranno a mantenere le posizioni acquisite, fondate sull’esistenza di monopoli od oligopoli naturali? Se per un verso la presenza di effetti di rete, di economie di scala, di costi affondati (palinsesti, acquisto diritti) aumenta e accresce le barriere all’entrata, dall’altro la maggiore (e naturale) resistenza all’innovazione rispetto ai nuovi operatori internet “nativi” (Skype, Google) sembra in questo nuovo contesto non più sufficiente a garantire dei vantaggi competitivi, e dunque potenzialmente in grado favorire un più ampio livello di concorrenza (mercati orizzontali vs verticali). Però, tali dinamiche generano la massima efficienza del mercato (consumer welfare) oppure trasferiscono ad altri soggetti, i cd. aggregatori/motori di ricerca (Apple, Google, ecc.), le rendite degli operatori tradizionali?
E ancora, la diffusione di reti sempre più pervasive, basate su protocollo IP, anche grazie alla crescente disponibilità e offerta di contenuti video, porta a trasferire tutto il mondo dell’intrattenimento su internet, oppure le reti tradizionali, digitalizzate, continueranno ad avere un peso primario nella trasmissione dei contenuti? In altri termini saranno alternative o complementari? E in tutti i casi i modelli di massima efficienza operativa e forte riduzione dei margini di profitto, legati al tema dell’innovazione e della discontinuità tecnologica, si trasferiranno anche all’industria dei contenuti video, allo stesso modo di quanto accaduto nella musica e nell’editoria? E con le stesse dirompenti conseguenze?
Infine, ed è questa la domanda che fa da sfondo a tutto il lavoro: in questo grande universo in trasformazione, in cui persino la dimensione geografica nazionale appare inadeguata, c’è sempre bisogno di un level playing field? C’è conseguentemente un ruolo per la regolamentazione?
La risposta è certamente affermativa, ma il dubbio in questi casi è che le soluzioni da adottare con gli strumenti attuali possano essere inadeguate o arrivare in ritardo rispetto a dei cambiamenti così rapidi e sconvolgenti.
A questo scopo, l’Agcom ha aperto mesi fa, mostrando grande sensibilità e lungimiranza, una indagine conoscitiva su questi temi allo scopo di realizzare un Libro Bianco. Il risultato è una ricognizione sistemica e a 360° su un universo dai contorni incerti e in continua rapida evoluzione.
In questa prospettiva, va peraltro sottolineato come il Libro Bianco non abbia la pretesa di fornire delle soluzioni definitive, ma rappresenta solo il primo passo necessario per affrontare, con rigore e piena consapevolezza di ruoli e compiti, la più grande sfida che attende il Regolatore di settore nei prossimi anni.
In qualità di coordinatore di questo lungo e complesso lavoro, sento il dovere di ringraziare sentitamente il Presidente e il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che mi hanno conferito questo incarico, con la consapevolezza di avervi dedicato tutte le mie energie e con l’auspicio di aver assolto nel migliore dei modi al gravoso compito che mi è stato assegnato.
Augusto Preta

Estratto dal Libro Bianco sui Contenuti

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