Così, mentre in realtà il video finalmente decolla sulle reti IP, favorito dalla diffusione generalizzata della larga banda, fornendo prospettive allettanti per chi le reti le costruisce e per chi vi diffonde i contenuti, sono proprio loro, i triple (e quadruple) player, i grandi fautori della convergenza tecnologica a mostrare ritardi, contraddizioni e incapacità di gestire il business, non riuscendo ad afferrare la cornucopia a lungo attesa.
L’equivoco è ulteriormente accresciuto dalle cifre sventolate a ogni piè sospinto da società di ricerca fin troppo accondiscendenti nei confronti dei loro clienti-finanziatori.
Ma procediamo con ordine, cercando di fare un po’ di chiarezza nel mare magno di un mondo molto complesso e spesso confuso.
Innanzitutto, cosa intendiamo per IPTV? Quella che oggi convenzionalmente chiamiamo TV su protocollo IP, ovvero, usando più semplicemente il suo acronimo, IPTV, è la distribuzione video su una rete broadband gestita da un operatore e destinata a un utente televisivo via set-top-box. Ciò la distingue dunque da quella che chiamiamo broadband TV o web TV, dove il video viene scaricato (downloaded) o distribuito online in modalità streaming, senza alcuna necessità di un apparato di ricezione munito di accesso condizionato, il set top-box appunto.
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Beltel, Gennaio 2008