«Il mercato della pay tv continua a crescere, al punto che si può immaginare che entro due o tre anni al massimo assisteremo al sorpasso: i ricavi della tv a pagamento, tra abbonamenti e acquisti di singoli contenuti porteranno al sistema televisivo europeo nel suo complesso una quota di ricavi superiore a quella assicurata dalla pubblicità». Augusto Preta, direttore di ITMedia Consulting non lo dice espressamente, ma i numeri contenuti nell’ultimo rapporto del suo centro studi, ‘Turning Digital Horizontal Markets and New Business Models’ (esce direttamente in inglese perché si rivolge ad un pubblico di decision maker europei) lasciano intendere che tutto il settore potrebbe essere alla soglia di una accelerazione dei cambiamenti in atto. Probabilmente perché il primo argine del vecchio modello organizzativo, l’organizzazione rigidamente verticale del settore, è già saltata. «Ormai non si parla più di tv in chiaro di contro al satellite a pagamento, come fino a poco tempo fa. Tutto il settore si sta riposizionando: chi faceva solo tv free ora fa la pay, come, in Italia, Mediaset e La7. Chi è nato per fare solo tv a pagamento, come i fornitori di accessi Internet a banda larga che stanno lanciano le loro Iptv, si appoggia ai canali in chiaro del digitale terrestre con i settopbox ibridi. Insomma, tutti fanno tutto. E chi ha i contenuti cerca di proporli sul maggior numero di piattaforme possibile», chiosa Preta.

Repubblica Affari e Finanza, 2 luglio 2007
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