Come riscriviamo la legge Gasparri?

Intervista ad Augusto Preta

All'indomani della sentenza della Corte Europea, e soprattutto alla luce delle sue motivazioni, viene da chiedersi se concetti come pluralismo dell'informazione e contrasto ai monopoli siano diventati anacronistici di fronte a un mercato potenzialmente molto lucroso per le media company europee, ma minacciato da attori esterni che non devono rispettare, nei propri paesi d'origine, restrizioni alla libertà d'impresa. Ha ancora senso ragionare in termini di singolo paese, mercato locale, leggi nazionali?

 

Si parla ancora di riscrivere la legge Gasparri: ma è ancora una questione di quote o è obsoleta nella sua impostazione?
La legge Gasparri sconta il fatto che sia stata scritta in un momento in cui non c'era nulla di tutto quello che vediamo ora. Allora c'era un duopolio, vagamente messo in discussione da Sky, e non c'era nemmeno il digitale terrestre. La normativa voleva mettere ordine in una situazione molto caotica, dare una visione più completa del fenomeno. Introduceva l'idea di un mercato complessivo composto da tanti soggetti che si integrano in vari modi e indicava come evitare che ciascuno di essi avesse un peso eccessivo. D'altro canto, non potendo prevedere cosa sarebbe accaduto, il legislatore immaginava che quegli stessi soggetti avrebbero mantenuto un ruolo nel mercato che invece non hanno più. In questo va cambiata. Le sue preoccupazioni non sono più attuali. [...]

Anna Tortora, Tivù, Novembre 2020

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