Equo contributo o tassa su internet?
Formiche apre il dibattito.
L'analisi di Augusto Preta
Nelle ultime settimane è tornato di grande attualità il tema dell’equo contributo, cioè la richiesta da parte delle telco che gli operatori che ne beneficiano, in particolare le piattaforme di grandi dimensioni, contribuiscano agli investimenti necessari alla realizzazione delle reti di nuova generazione. Il nostro Paese non ha ancora espresso una posizione ufficiale e definitiva sull’argomento e Formiche.net vuole aprire un dibattito con tutti i soggetti coinvolti. Si parte con Augusto Preta, economista e analista di mercato, fondatore di ItMedia
Sul tema dell’equa contribuzione, come noto, si confrontano due visioni opposte.
La prima vede le grandi telco europee (Vodafone, Deutsche Telekom, France Telecom, Telefonica e Tim) affiancate dalle associazioni di categoria Etno e Gsma sostenere che per raggiungere gli obiettivi del Digital Compact dell’Unione europea, cioè consentire all’Europa di essere leader nella connettività entro il 2030, sono necessari ingenti investimenti nelle reti che le telco da sole non sono in grado coprire, determinando questo un investment gap che va colmato. [...]
Naturalmente del tutto opposta è la posizione dei grandi Cap, che contestano in primo luogo l’assenza di evidenze, che contraddistingue l’intera questione, a cominciare proprio dall’investment gap (dimensioni del gap? risorse necessarie?). A ciò si aggiunge l’assenza di un fallimento di mercato, che appare come l’elemento decisivo, essendo l’unico presupposto in grado di giustificare l’intervento regolatorio sottraendolo alla libera negoziazione tra le parti, fallimento di mercato che secondo i Cap deriverebbe piuttosto da inefficienze nella gestione del business da parte delle telco (incapacità di ottenere una giusta remunerazione dall’offerta di servizi in presenza di una domanda crescente di traffico favorita proprio dai Cap) o da ulteriori vincoli regolatori (leggi net neutrality) che nulla hanno a che vedere con la relazione, relativa non solo all’interconnessione ma anche a tanti altri aspetti relativi alla connettività, tra Isp e Cap. [...]
[...] quel che è necessario fare a mio avviso per comprendere fino il fondo il tema dell’equa contribuzione, è innanzitutto uscire dalla visione riduttiva di un rapporto tra due soli soggetti – l’Internet Service Provider (telco) e il Content and Application Provider (very large platform) – che è figlia di un approccio sbagliato, in quanto incapace di cogliere la più ampia realtà del fenomeno che riguarda un ecosistema e non più mercati tra loro distinti.
Ne discende, che in un mondo sempre più interconnesso e interrelato – un ecosistema appunto- ciò che accade in un ambito si ripercuote anche nell’altro, e quindi, nel nostro caso, parlare di “equo contributo” significa dover considerare, come emerge nella figura sopra, non solo il rapporto economico “a monte” tra Isp e Cap, ma anche il rapporto economico “a valle” tra Cap e consumatore, nonché il rapporto economico tra tutti e tre gli attori, Isp, Cap e consumatore. [...]
Augusto Preta, Formiche.net, 26.06.2023
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